Società Umanitaria e NABA, Nuova Accademia di Belle Arti rinnovano la loro collaborazione

Società Umanitaria e NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, per il terzo anno consecutivo, rinnovano la loro collaborazione, con la rassegna Migrazioni e Archivio, curata da Marco Scotini, NABA Visual Arts Deprtment Head, e Andrea Tinterri, che gravita intorno alla mostra Cartografia della memoria. Viaggio nell’Archivio della Società Umanitaria. L’esposizione raccoglie i lavori realizzati dagli studenti del Triennio in Pittura e Arti Visive con la guida dei docenti NABA Stefano Boccalini e Stefano Serretta, e che vede la curatela degli studenti del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali dell’Accademia, con la guida della docente NABA Lilia di Bella.

Durante il corso gli studenti hanno approfondito alcune aree tematiche dell’archivio della Società Umanitaria, concentrandosi su quattro esperienze socio-culturali emblematiche per l’emancipazione delle classi lavoratrici: il Teatro del Popolo, inaugurato nel 1911 come scuola di educazione artistica ed elevazione sociale per le masse popolari; la Casa degli Emigranti, attiva dal 1907 presso la vecchia Stazione Centrale di Milano, che forniva un supporto essenziale alle migliaia di lavoratori italiani in partenza per l’estero alla ricerca di lavoro e una vita più dignitosa; la Scuola del Libro, fondata nel 1904 come pionieristico laboratorio di formazione nelle arti grafiche, ispirata ai principi del design moderno e destinata a diventare una vera e propria Bauhaus italiana; e, infine, il rapporto con l’illustre pedagogista Maria Montessori, che portò alla creazione delle prime Case dei Bambini di Milano nei Quartieri Operai della Società Umanitaria, permettendo ai figli dei lavoratori di accedere a un’educazione innovativa, basata sulla libertà e sull’autonomia, mettendo così il metodo pedagogico montessoriano al servizio della classe operaia.

Intersecando queste storie nel concetto comune di viaggio, inteso non come fuga, ma come percorso di conoscenza, riscoperta e trasformazione collettiva, le quattro esperienze, pur diverse, condividono la capacità di generare consapevolezza, in particolare quella del Quarto Stato, che attraverso di esse si è riconosciuto come soggetto autonomo e attivo nella società.

In linea con Chris Marker, che in Sans Soleil (1983) afferma “We don’t remember: we rewrite our memories” la rilettura dell’Archivio della Società Umanitaria è attuata attraverso le opere esposte. Queste ultime non si limitano al recupero del passato, ma lo riscrivono continuamente colmando i vuoti della cronologia ufficiale e mettendosi in relazione alle esigenze del presente.

I materiali storici e le interpretazioni artistiche interrogano l’archivio, evidenziando esperienze collettive e stimolando una riflessione sulla memoria come processo di autoconoscenza.

La mostra si propone quindi di esplorare il legame tra narrazione e identità, invitando lo spettatore a partecipare attivamente al processo di riscrittura del passato, per costruire nuove consapevolezze e una nuova visione del futuro.

La mostra, che verrà inaugurata lunedì 7 luglio alla Società Umanitaria, sarà supportata da un catalogo che ripercorrerà le opere e relativi nuclei tematici. Anche la pubblicazione sarà curata dagli studenti del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA.

L’esposizione sarà preceduta dalla rassegna Migrazioni e Archivio, articolata in tre talk che avranno luogo il 2 aprile, il 14 maggio e il 4 giugno con ospiti Adrian Paci, Marco Scotini e Paola Di Bello, i quali anticiperanno alcuni dei temi approfonditi dagli studenti NABA nella mostra.

  • Il 2 aprile vedrà protagonista Adrian Paci, docente NABA, artista internazionale la cui ricerca esplora la condizione umana in relazione all’esperienza dell’emigrazione. Il talk dal titolo “Spostamenti e aperture” ripercorrerà il lavoro dell’artista concentrandosi sulle dinamiche migratorie oggi sempre più al centro del dibattito pubblico.
  • Il 14 maggio Marco Scotini indagherà l’archivio come spazio di memoria e partecipazione sociale e politica attiva. Il talk “Diaspora e soggettività” moderato da Andrea Tinterri, esplorerà il tema dell’archivio nell’arte contemporanea fino ad approdare all’importante progetto Disobedience Archive esposta durante l’ultima Biennale di Venezia.
  • Il 4 giugno nell’incontro “Lontano da dove Paola Di Bello partendo dal lavoro Video Rom, in cui costruisce un “ponte” – attraverso uno scambio fotografico – tra alcuni Rom che vivono a Milano e i loro parenti rimasti a casa in Romania, si interrogherà sulla capacità delle arti visive, in modo particolare fotografia e video, di essere strumenti di mediazione culturale.

Gli incontri, ad ingresso libero, si svolgeranno nell’Auditorium di Società Umanitaria alle 18.30.

Marco Scotini è Direttore Artistico di FM Centro per l’arte contemporanea, Milano, e Responsabile del programma espositivo del PAV, Parco Arte Vivente, Torino. È Direttore Scientifico dell’Archivio Gianni Colombo e dell’Archivio Bert Theis e dal 2019 è membro dell’Italian Council. Dal 2004 è Visual Arts Department Head di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. Dopo numerose collaborazioni con istituzioni artistiche internazionali (Van Abbemuseum, Eindhoven, Documenta, Kassel, MAXXI, Roma, SALT, Istanbul, Castello di Rivoli), ha curato il Padiglione dell’Albania alla Biennale di Venezia (2015), co-curato la prima Biennale di Anren in Cina (2017) ed è stato Direttore Artistico della 2nd Yinchuan Biennale (2018). Tra le pubblicazioni più recenti: Utopian Display. Geopolitical Curating (Quodlibet NABA Insights, 2019), Politiques de la Végétation (Eterotopia France, 2019), Artecrazia (DeriveApprodi, 2017).

Adrian Paci è tra gli artisti più noti del panorama artistico internazionale. All’interno delle sue opere (pitture, installazioni, video, fotografie) indaga la condizione umana sempre in transito e la complessità delle dinamiche sociali, politiche e culturali del nostro presente. Dopo gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Tirana, nel 1997 Paci lascia l’Albania e si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Ha esposto con mostre personali in numerosi istituzioni internazionali tra cui: Museo MAXXI di Roma (2015); MAC, Musée d’Art Contemporain di Montréal (2014); Padiglione d’Arte Contemporanea – PAC a Milano (2014); Jeu de Paume a Parigi (2013); Mamco, Musée d’art moderne et contemporain di Ginevra (2013); National Gallery of Kosovo di Pristina (2012); Kunsthaus Zurich a Zurigo (2010); Bloomberg Space a Londra (2010); The Center for Contemporary Art – CCA di Tel Aviv (2009); MoMA PS1 di New York (2006); Moderna Museet di Stoccolma (2005) e Contemporary Arts Museum di Houston (2005). Tra le numerose mostre collettive: 7° Bi-City Biennale of Urbanism\Architecture (UABB), Nantou Old Town a Shenzhen, 14° Biennale di Architettura di Venezia (2014), 48° e 51° Biennale di Arti Visive di Venezia (1999 e 2005), 15° Biennale di Sydney (2006) e Biennale di Lione (2009).

Paola Di Bello è un’artista, fotografa e videomaker, si è formata nello studio del padre Bruno, uno degli artisti italiani che negli anni ’70 ha iniziato a fare un uso radicale della fotografia. Docente di Fotografia dal 2006, attualmente dirige il Dipartimento di Nuove Tecnologie dell’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca è impegnata a esplorare i problemi socio-politici della città contemporanea. Mostra il potenziale di cambiamento della realtà attraverso una pratica che mette insieme la dimensione globale e la vita locale. Entrando in situazioni di vita quotidiana, spesso caratterizzate da un profondo disagio umano, il suo lavoro determina uno spostamento del punto di vista. Il suo lavoro si concentra sull’atto stesso del fotografare, inteso come potere di presa dell’occhio in relazione al contesto. Il conseguente ribaltamento della visione crea un disorientamento che scardina i nostri preconcetti e la nostra visione delle cose. La sua ricerca artistica ben rappresenta le traiettorie che la fotografia europea ha intrapreso negli ultimi trent’anni.

Nel corso degli anni ha realizzato campagne fotografiche ai margini dei centri urbani, dalle favelas del Sud America alle comunità rom, viaggiando in Italia, New York, Baghdad e Giappone. I soggetti ricorrenti sono le trasformazioni urbane, gli oggetti abbandonati, le micro-situazioni di illegalità, la riappropriazione degli spazi urbani, le comunità multietniche e le persone ai margini della società. Il suo lavoro è stato esposto alla Daegu Photo Biennial, Corea del Sud (2014); alla X Biennale di Lione (2009) e alla 50esima Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (2003).

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